Padre Matteo Ricci
 

Matteo Ricci e la sua terra

 

  Partito dalla sua terra e non avendovi mai più fatto ritorno, Matteo Ricci non la dimenticò; anzi la lontananza e la separazione rafforzarono il legame.


  Quando compose la grande carta geografica di tutto il mondo in lingua cinese, non mancò di scrivere sulla costa adriatica il solo nome della sua regione, nominando per il resto soltanto le regioni Lombardia, Piemonte, Puglia e Calabria e le città di Roma, Genova, Venezia e Napoli. Nel suo mappamondo Ricci non volle mancare di far conoscere ai Cinesi il nome della sua terra d'origine.


  Un legame singolare ben curioso con la terra d'origine è manifestato dalla lingua stessa, da singole espressioni   e da parole tipicamente dialettali maceratesi, usate da Ricci in particolare negli ultimi anni della sua vita. Quasi subito, già dall'India, si lamenta di non ricordare più bene la lingua italiana, praticando quotidianamente prima il portoghese e lo spagnolo, quindi anche e specialmente il cinese. Ebbene, man mano che si va avanti negli anni, appaiono sempre più spesso nella penna di Ricci espressioni e termini dialettali maceratesi, ossia la lingua appresa in casa prima ancora dell'italiano. Parole come "amontonate" per "ammucchiate", "soreci" per sorci o topi, "ammollirà" per "renderà più tenero" (507), "veggie" per guardie o sentinelle (515), "dicete" per dite ecc,   mostrano a sufficienza quanto detto.


  Vi è un ultimo legame con la terra d'origine ed è costituito da alcuni tratti tipici del carattere di Ricci e della sua personalità complessiva, riscontrabili anche nel carattere del marchigiano, in particolare del maceratese. I suoi interlocutori descrivono Ricci come persona schiva, riservata e silenziosa ("dalla lunga barba e dalle poche parole"; oppure: "avaro di parole"); di una operosità senza fine e di una resistenza fisica e mentale tipica dei solidi contadini marchigiani. Ma era, al tempo stesso, accorto e avveduto, così come dotato di una sottile vena di ironia e di autoironia. Senza eccesso e forzatura, possiamo considerare Ricci un tipico rappresentante del carattere marchigiano, in particolare della solida e avveduta campagna maceratese.


tratto dal documento "Le Marche di Matteo Ricci" di Filippo Mignini

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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